Quante volte ascoltando la nostra voce registrata, o osservando l’immagine di noi stessi in una fotografia, abbiamo esclamato: “ma quello sono io?”
Il problema è sempre lo stesso, non riusciamo ad accettare una visione dissociata di noi stessi.
Ci siamo interrogati molte volte su dove trovare lo specchio in cui rifletterci. Altre volte, invece, ne eravamo circondati senza rendercene conto, e la visione non era mai uguale a se stessa.
Tutto sembrava illusorio. Poi, ogni tanto, accadono fatti eccezionali.
Leggendo un libro, per esempio, può capitare di rimanere folgorati da qualcuno che sta parlando di te senza conoscerti.
Quel qualcuno, per noi, è Federico Fellini: un pazzo, un genio, un visionario.
dal libro: Fare un film di Federico Fellini
Quando dico: clown, penso all’augusto. Le due figure sono, infatti, il clown bianco e l’augusto. Il primo è l’eleganza, la grazia, l’armonia, l’intelligenza, la lucidità, che si propongono moralisticamente come le situazioni ideali, le uniche, le divinità indiscutibili. Ecco, quindi, che appare subito l’aspetto negativo della faccenda: perchè il clown bianco, in questo modo diventa la Mamma, il Papa , il Maestro, l’Artista, il Bello, insomma quello che si deve fare. Allora l’augusto, che subirebbe il fascino di queste perfezioni se non fossero ostentate con tanto rigore, si rivolta. Egli vede che le “paillettes” sono splendenti: però la spocchia con cui esse si propongono le rende irraggiungibili.
L’augusto, che è il bambino che si caca sotto, si ribella a una simile perfezione, si ubriaca, si rotola, per terra e anima, perciò , una contestazione perpetua.
Questa è, dunque, la lotta tra il culto superbo della ragione (che giunge ad estetismo proposto con prepotenza) e l’istinto, la libertà dell’istinto.
Il clown bianco e l’augusto sono la maestria e il bambino, la madre e il figlio monello; si potrebbe dire infine: l’angelo con la spada fiammeggiante e il peccatore.
Insomma, essi sono due atteggiamenti psicologici dell’uomo: la spinta verso l’alto e la spinta verso il basso , divise, separate.
Il film finisce così: le due figure si vengono incontro e se ne vanno insieme. Perchè commuove tanto una situazione simile? Perchè le due figure incarnano un mito che in fondo è ciascuno di noi: la riconciliazione dei contrari, l’unicità dell’essere.
Quel tanto di dolente che c’è nella continua guerra tra il clown bianco e l’augusto non è dovuto alle musiche o a qualcosa di simile ma alla circostanza che ci si presenta sotto ai nostri occhi un fatto che riguarda la nostra incapacità a conciliare le due figure. Infatti, più vorrai obbligare l’augusto a suonare il violino e più egli farà scorreggioni con i trombone.
Ancora: il clown bianco pretenderà che l’augusto sia elegante. Ma intanto più questa richiesta verrà fatta con autorità, tanto più l’altro si ridurrà a essere stracciato, goffo, impolverato.
E’ l’apologo perfetto di una educazione che intende proporre la vita in termini idealizzati, astratti.
Ma dice, appunto, Lao Tse: se costruisci un pensiero=clown bianco; ridici sopra=l’augusto.
3 commenti. Nuovo commento
bravi!! mi piace assai assai!!!
Grazie. Bellissimo articolo.
Grazie. Bellissimo articolo.